#4. Cos’è la protostoria?

La divisione della Preistoria dalla Storia è sancita solitamente dalla presenza o meno della scrittura. Tuttavia c’è scrittura e scrittura, un conto è parlare di Civiltà che possedevano una letteratura, un altro parlare di civiltà coeve a civiltà letterate che non scrivevano o che usavano la scrittura solo per pochi scopi: come segnalare la “proprietà” delle tombe, piuttosto che dei monumenti, o di alcuni oggetti. Tutte le popolazioni che vivono queste dimensioni intermedie, già dotate di una complessità sociale sviluppata, ma ancora lontane dalle civiltà ampiamente letterate mesopotamica o greco-romana, ricadono in quello che gli studiosi definiscono Protostoria, che per convenzione si fa iniziare dall’invenzione della scrittura nel 3500 a.C. Non che tutti gli studiosi siano d’accordo: un grande dell’archeologia inglese, Andrew Sherratt, qualche anno fa polemizzava sul termine considerandolo dai toni troppo evoluzionistici, e chiosando che suonasse come Parastoria. Personalmente mi piacciono i termini di sfumatura densi di significato, quindi chino il cappello del rispetto al grande genio inglese, ma la penso diversamente, perché il termine permette di fornire una spiegazione immediata di una porzione di realtà. Tuttavia la critica di Sherratt aveva delle ragioni fondate e porta a riflettere sul concetto di evoluzione, ricordando la differenza tra l’evoluzione biologica postulata da Darwin e l’evoluzione culturale, che segue regole proprie delle strategie di sopravvivenza delle singole culture umane. Il percorso dell’uomo sulla terra, per quanto a noi possa sembrare un’evoluzione verso delle magnifiche sorti progressive, ha delle regole che non dipendono tanto dalla natura, quanto dalle singole culture umane.
Nicolò Donati

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